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Il blog di Red (1) |
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Qualcosa di medi Red del 19/10/2011 alle 17:47 Ho deciso, dopo tanto pensare, di creare un mio BLOG per poter condividere con voi tutti, il mio libro che dal lontano 1993, sto scrivendo, e alcune Poesie scritte negli anni. Ora, visto lo stato in cui mi trovo, una degenza in ospedale, ho avuto modo di poter metter giù finalmente, l'ultimo capitolo, quello che mancava dal lontano 2001, perché mai, mi era venuta l'ispirazione di scriverlo anzi, l'avrò scritto centinaia di volte ma, altrettante centinaia di volte lo cestinavo. Forse non trovavo l'ispirazione in quanto il libro, parla della mia vita e inconsciamente, scrivere l'ultimo capitolo, lo legavo alla inevitabile fine terrena alla quale, anche io, comune mortale, son destinato. Ma ora NO, ora ho deciso che va bene così come l'ho scritto. Non posso Postarlo tutto, per ragioni legate al Copyright dettate dall'editore che me lo pubblica, e posso farlo solo dopo 6 mesi dalla Pubblicazione che avverrà entro il 30 Marzo 2012. Accontentatevi della INTRODUZIONE che secondo me, lascia ampio spazio a ognuno, di decidere liberamente se proseguire nella lettura o meno. Grazie della vostra attenzione e degli eventuali commenti. E' anche inevitabile, come già mi è successo, (ecco perché avevo ripensamenti sul crearlo o no questo BLOG), che sicuramente troverò qualcuno/a con manie di protagonismo della serie: QUESTO L'HO SCRITTO IO......... ma io ho la coscienza pulita e a priori gli rispondo: Il Protagonismo se lo si crea da SOLI, non all'Ombra degli ALTRI............ Buona Lettura..............Roberto E' dal lontano 15 Maggio del 2001 che mi sforzavo di trovare l'ispirazione alla stesura del 9° e ultimo capitolo del mio libro. Un capitolo difficile, delicato, complicato, che mi ha sempre trovato timoroso di scriverlo. Forse inconsciamente, lo legavo alla inevitabile fine della vita che tocca a tutti prima o poi, ed egoisticamente non volevo accettarlo. Ora invece, sono stato più sereno e determinato nell'affrontare la sua stesura, perché consapevole che non avrò più compiti da fare ma principalmente, non mi va più di partire anzi, un altro viaggio lo dovrò fare ma, spero che il treno porti abbastanza ritardo, per darmi modo appunto, di vivere quell'emozione di scrivere finalmente la parola “FINE”, al mio libro e vederlo Pubblicato, e che sarà dedicato alle mie due uniche ragioni di vita: Cico e Tata Definitiva 2/2 del 25 Giugno 2001 INTRODUZIONE E' notte e non riesco a prender sonno. Ormai da un'ora mi rigiro nel letto con un'immagine insolita, un ricordo inaspettato quanto inspiegabile, o forse non inspiegabile, basterebbe volerla, una spiegazione. Ero bambino e mio padre, mi regalò un trenino, uno di quelli bellissimi, ricordo perfettamente che era un trenino della Lima, ricordo persino la scatola e quel "LIMA" a caratteri bianchi e corsivi, impresso nella mia memoria. Ricordo la trepidazione ogni qualvolta lo si montava. Era quasi un rito. Io ero lì impaziente ed emozionato. Il percorso era quasi sempre lo stesso, solo qualche curva più dolce o un incrocio pericoloso, ma fondamentalmente non avevo motivo di trepidare, non c'erano mai grandi sorprese. Quel treno tuttavia, era il trampolino della mia fantasia e, al tempo stesso, della mia sicurezza. Era nella mia casa, ma nonostante fossi circondato da un ambiente a me familiare, protettivo, sereno, nonostante fossi scosso dalla voce di mia madre che mi diceva: "E' ora di fare i compiti figlio mio, smettila di giocare............." io viaggiavo, e mille e mille luoghi riempivano la mia testa di bambino. Non c'erano deragliamenti, non c'erano bombe, non c'erano stranieri, non c'erano treni a scontrarsi contro il tuo; non c'era altro che quel lento e monotono e tranquillo andare. Qualche volta una ruota scapricciava ma, c'era sempre un ditino pronto a farla tornare al suo posto. E l'orologio dipinto sulla piccola casetta di stazione, segnava le: 06:45. Guardo alla mia vita stanotte, e la associo a quel treno, forse avrei voluto che fosse andata così, ed invece il mio treno ha viaggiato già per miglia infinite, e nessuno dei miei viaggi è stato uguale all'altro, nessun paesaggio è stato familiare come quello delle mura di casa e dei "Richiami a studiare", in cui girava il mio trenino elettrico della Lima. Ho viaggiato treni di adolescenti goliardici, dentro cuccette mai usate perché ne bastava una per cinque, ed erano solo risate, allegria, spensieratezza, serenità, chitarre e voglia di vivere. ….............treni solitari, dove ci si chiude dietro la porta dello scompartimento e si tirano le tendine, per non essere disturbati da qualche indesiderato compagno di viaggio, vivendo tutto il tragitto con i ricordi, la malinconia, il rammarico, e con le luci delle città sconosciute che ti sfrecciano al di là del finestrino, pensando a come si vorrebbe essere dentro una qualunque di quelle luci, per non sentirsi così soli. Com'è strana la mente umana, a volte non vuoi chi c'è, a volte non c'è chi vuoi. ….............treni di degrado totale, densi di polvere, odori acri di sudore e urla di bambini e colori e suoni del tutto inaspettati e sconosciuti, che ti catapultano in un mondo simile ad un'allucinazione. ….............treni di lusso che ti gelano il sangue, per quanto grandi sono le distanze tra un sedile e l'altro, e dove conta più l'immagine che l'essere. ….............treni di montagna che arrancano faticosamente tra le gole falciate dal vento e dal gelo, tra monti che sembrano volersi chiudere all'improvviso su quel treno, ed ingoiarlo per sempre, dentro le viscere. ….............treni che sembrano correre sul mare come delfini e che ti facevano sentire sospeso, tra il paradiso e l'abisso più profondo, in uno stato di ebrezza paragonabile ad un' estasi continua. ….............treni tranquilli, come di pendolari che partono assonnati e sereni al mattino presto, e altrettanto sereni ma stanchi, tornano alla sera, ai loro affetti, al calore delle proprie case, alla calorosa accoglienza della propria donna, alla gioia dei figli. ….............treni pericolosi, come di soldati che partono malinconici, e altrettanto malinconici e paurosi, affrontano la sera, la notte, il giorno, pensando ai loro cari, alla propria casa lontanissima, alla sicurezza del loro paese, alla gioia dei genitori e fratelli e che la sera, appoggiati a un fucile, ascoltano il Silenzio, parlando a una fotografia resa scolorita da lacrime di emozione. Ad ogni stazione sono sceso dal treno, “Da Solo”. Non c'erano persone ad aspettarmi e a farmi un cenno appena mi avessero intravisto ma, solo panchine desolate con sopra le scritte più strane, su cui sedersi scomodamente, per aspettare il prossimo delle 06:45, sbirciando l'orario al di là del binario, mai preciso, con il campanello nella testa che annuncia: Quale treno mi aspetta domani? Quello di Adolescenti, di Solitari, di Degrado, di Lusso, di Montagna, di Mare, quelli Tranquilli o quelli Pericolosi? Chi può saperlo? Nel frattempo, tra una sigaretta e l'altra e la solita sbirciata all'orario di stazione, sempre sballato, penso che la vita, per bella che sia, mi ha sempre lasciato da solo nei momenti più difficili e delicati, senza mai nessun "Fazzoletto Sventagliato" alla partenza o all'arrivo di qualsiasi treno, lasciandomi a un bivio: La voglia di rifare tutto o tornare a letto a sognare. E mentre rifletto su quale direzione puntare, guardo il cielo, quel pezzo che riesco a intravedere tra le banchine, e un fascio di luce, simile a un "Fazzoletto Sventagliato", m'investe, mi acceca, allora chiudo gli occhi e come per incanto, un filo di voce di donna mi sussurra: "E' ora di fare i compiti figlio mio, smettila di giocare...........con i ricordi" E il campanello torna a squillare incessante, continuativo, snervante, e il fascio di luce, sempre più intenso, che fa capolino tra i vetri della finestra, mi acceca sempre più, fino a quando fra uno sbadiglio, un rasoio, un caffè, una sigaretta, un TG 5 che mi risparmia notizie brutte, mi guardo allo specchio, scorgo una sagoma familiare di donna alle mie spalle che mi "Sventola un Fazzoletto", vedo una lacrima luccicante solcarmi una guancia, faccio un respiro profondo e mi dico: "Forza Robbè, sono le 06:45, è ora di fare i compiti........................... |
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