Confesso che vorrei che questa festa fosse solo un ricordo...
perché vorrebbe dire che sono scomparsi,nella nostra società,
i motivi che le diedero origine...
ma ahimé...
nonostante tanti progressi
ci sono ancora sacche di discriminazione da noi
(ed anche tentativi di tornar indietro)
ma la situazione è ancor peggio in diverse parti del Pianeta.
Ovviamente non ci interessa minimamente l'uso commerciale
e mondano della festa con tutti i suoi.. non esaltanti risvolti...
Dunque la donna... in tutti i suoi aspetti...
è il tema straordinario che tratteremo.
Sembra incredibile... ma non sono moltissime le poesie
che parlano specificamente della donna come... donna...
ma ce ne sono...
Le prime 2 non sono poesie "comode" ma poesie di dolore... dure...
la prima di una poetessa siriana che vive in Francia dal 1982
e la seconda di una poetessa francese ignota del secolo scorso
che ci riportano al vero senso dell'8 marzo a cui segue
quella affettuosamente pungente di Umberto Saba.
Concludiamo infine con 2 veri e propri inni alla donna
di cui il secondo è, per me, la più bella poesia mai scritta in suo onore...
Come sempre sarà bello leggere le poesie che sul tema amate voi...
LE DONNE COME ME
Maram Al Masri
Le donne come me
non sanno parlare;
la parola le rimane di traverso in gola
come una lisca
che preferiscono inghiottire.
...Le donne come me
sanno soltanto piangere
a lacrime restie
che improvvisamente
rompono e sgorgano
come una vena tagliata.
Le donne come me
sopportano gli schiaffi,
senza osare renderli.
Tremano di rabbia
e la reprimono.
Come leoni in gabbia,
le donne come me
sognano
di libertà…
IO SONO QUELLA CHE CANTANO I POETI
Anonima Poetessa Francese
Io sono quella che cantano i poeti,
l'inesauribile sorgente dove palpita il genio,
l'apparizione, la madonna, l'egeria,
quella che suscita il sogno,
che purifica l'acqua torbida,
io sono la cavità, la matrice,
la fontana da dove sgorga il verso trionfante,
dove risuona l'immagine di musica;
io son o quella che partorisce,
che è materna,
quella che incanta,
l'onnipresente.
Gli uomini mi piangono e mi desiderano,
i poeti mi gridano e mi sospirano,
tutti mi portano alle stelle...
Ma io non vengo ascoltata.
Io sono parlata ma non parlo,
sono scritta ma non scrivo,
io sono dipinta, ritratta, scolpita,
il pennello e lo scalpello mi sono estranei.
Nessuno ascolta le mie grida silenziose,
nessuno vede la mia bocca spalancata e muta,
le mie dita contratte,
le mani aperte,
le mie lacrime di pietra,
il mio cuore straziato.
Io sono quella che non ha linguaggio,
quella che non ha volto,
quella che non esiste.
...la donna...
DONNA
Umberto Saba
Quand'eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t'era un'arma, o selvaggia.
Eri difficile a prendere.
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l'anime nostre, una ne fanno. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.
DIMMI DONNA
Tomàs Segovia
Dimmi donna dove nascondi il tuo mistero
donna acqua pesante volume trasparente
più segreta quanto più ti spogli
quale è la forza del tuo splendore inerme
la tua abbagliante armatura di bellezza
dimmi non posso più con tante armi
donna seduta sdraiata abbandonata
insegnami il riposo il sonno e l'oblio
insegnami la lentezza del tempo
donna tu che convivi con la tua carne ignominiosa
come accanto ad un animale buono e calmo
donna nuda di fronte all'uomo armato
togli dalla mia testa questo casco d'ira
calmami guariscimi stendimi sulla fresca terra
toglimi questi vestiti di febbre che mi asfissiano
sommergimi indeboliscimi avvelena il mio pigro sangue
donna roccia della tribù sbandata
discingimi queste maglie e cinture di rigidezza e paura
con cui mi atterrisco e ti atterrisco e ci separo
donna oscura e umida pantano edenico
voglio la tua larga fragrante robusta sapienza,
voglio tornare alla terra e ai suoi succhi nutritivi
che corrono sul tuo ventre e i tuoi seni e irrigano la tua carne
voglio recuperare il peso e la completezza
voglio che tu m'inumidisca, m'ammolli, m'effemini
per capire la femminilità, la morbidezza umida del mondo
voglio appoggiata la fronte nel tuo grembo materno tradire
il ferreo esercito degli uomini
donna complice unica terribile sorella
dammi la mano torniamo ad inventare il mondo noi due soli
voglio non distaccare mai gli occhi da te
donna statua fatta di frutta colomba cresciuta
lasciami sempre vedere la tua misteriosa presenza
il tuo sguardo di ala e seta e lago nero
il tuo corpo tenebroso e raggiante plasmato di slancio senza incertezze
il tuo corpo infinitamente più tuo che per me quello mio e che
dai di slancio senza incertezze senza tenerti niente il tuo
corpo pieno e uno illuminato tutto di generosità donna mendicante
prodiga porto del pazzo Ulisse non permettere che io
dimentichi mai la tua voce di uccello memorioso
la parola calamitata che nel tuo intimo pronunci sempre nuda
la parola sempre giusta di folgorante ignoranza
la selvaggia purezza del tuo amore insensato
delirante senza freno abbrutito invidiato
il gemito nettissimo della tenerezza
lo sguardo pensieroso della prostituzione
la cruda chiara verità dell'amore che assorbe e divora e
si alimenta l'invisibile zampata della divinazione
l'accettazione la comprensione la sapienza senza strade
la spugnosa maternità terreno di radici
donna casa del doloroso vagabondo
dammi da mordere la frutta della vita
la stabile frutta di luce del tuo corpo abitato
lasciami reclinare la mia fronte funesta
sul tuo grave grembo di paradiso boscoso
spogliami acquietami guariscimi di questa colpa acre
di non essere sempre armato ma soltanto io stesso.
D O N N A TagoreDonna, non sei soltanto l' opera di Dio,
ma anche degli uomini, che sempre
ti fanno bella con i loro cuori.
I poeti ti tessono una rete
con fili di dorate fantasie;
i pittori danno alla tua forma
sempre nuova immoralità.
Il mare dona le sue perle,
le miniere il loro oro,
i giardini d' estate i loro fiori
per adornarti, per coprirti,
per renderti sempre più preziosa.
Il desiderio del cuore degli uomini
ha steso la sua gloria
sulla tua giovinezza.
Per metà sei donna, e per metà sei sogno.