Il blog di zamalek (19)
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La Geppina
di zamalek del 21/03/2011 alle 22:13
Sabato mattina di Luglio, fa caldo , molto caldo.Il cortile è in pieno sole, il cemento che lo ricopre scotta, erbacce si fanno largo tra le fessure, alcune sono alte mezzo metro. Bisogna estirparle, ma fa caldo, molto.Mi avvicino al garage, cerco una vanga o un attrezzo che mi aiuti nel lavoro.Il garage è un casino indescrivibile, una 131 senza targa, coperta da un telo mezzo sbilenco e con le gomme a terra, pezzi di mobili da cucina accatastati, un frigo, bottiglie vuote a testa in giù, un compressore fuori uso………. Le scorie di una vita.Nell’angolo, un badile; mi avvicino cercando di evitare gli ostacoli, mi chino per driblare una ragnatela, ma rialzandomi urto qualcosa di sospeso che si mette ad oscillare……la blocco con una manoE’ una bicicletta da bambino, strano che non la avessi vista prima.Ero un soldo di cacio da prima elementare, forse neanche, non ho un preciso ricordo di me. Io giocavo in strada, non era pericoloso, era una stradina chiusa che finiva nei campi. Quel giorno ero sul marciapiede,proprio sotto il balconcino di casa nostra, al primo piano.Balconcino………..diciamo il trenta per cento della casa…….una stanzetta, un corridoio e il balconcino, il bagno non lo ricordo, ma mi sa che era in comproprietà con una altra famiglia di disperati.C’era un bambino, forse il figlio dei coinquilini, che era con me sul marciapiede, seduto su una biciclettina con le rotelline, dovevo guardarlo con occhioni pieni di desiderio.Tu eri al balcone, ma io non lo sapevo, me lo hai raccontato anni dopo.Alla mia richiesta di fare un giro sulla bici, o anche solo di toccarla, il bambino ha ovviamente detto di no, non ricordo se in maniera educata o con la innocente cattiveria che solo i bambini hanno, io devo essere rimasto fermo sul marciapiede a guardarlo con occhi tristi mentre lui girava in tondo.E tu eri sul balcone.Il giorno dopo sei arrivato con una bicicletta per me, grande il doppio di quella dell’altro bambino, cosi grande che per un paio di anni almeno ho dovuto avere dei rialzi in legno sui pedali per poterla usare.Non avevamo di che legare il pranzo con la cena, a volte la sera dicevi che non avevi fame…….Credo che quella, questa, bici ti abbia saziato lo spirito meglio di mille cene, mi ricordo, questo si che lo ricordo, io che pedalavo tutto sbilenco sul marciapiede e tu che mi seguivi con l’occhio, attento a me ma anche a chi ci guardava. Terrone, eri un adorabile terrone.La Geppina…….. Quando andavo alle elementari c’era un fumetto che si chiamava Geppo……..uno dei personaggi era Nonna Abelarda, cha andava in giro su una macchinetta che chiamava Geppina; è diventato il nome della bici che mi ha accompagnato fino alla fine delle elementari, se non oltre………pensa a quanto era grande quando me la comprasti.E poi la vita. Le scuole basse e le scuole alte, non ho bisogno di te.Gli amici, gli amori,il far tardi la sera, non ho bisogno di te.Il lavoro, la famiglia, i figli, non ho bisogno di te…………Le storie, le noiose,ripetitive,meravigliose, storie che raccontavi, quando ho iniziato ad ascoltarle veramente? Quando è capitato che la storia della Geppina ha smesso di essere un fastidioso mio senso di colpa e di dipendenza per essere semplicemente il racconto orgoglioso di un tuo gesto d’amore?Quando i nostri incontri si sono trasformati da un frettoloso, mal vissuto e non attento atto dovuto in una calma voglia di stare con te.Non ho veramente avuto più bisogno di te quando ho sentito di avere bisogno di te.Strana la vita, come sarebbe stato se………..Fa un caldo bestia qui dentro, manca l’aria, devo uscire. Mi tolgo della ruggine dalla mano che ha toccato la Geppina, piglio il badile, mi volto per uscire. Il compressore, le bottiglie, il frigo, i mobiletti da cucina, la 131………le storie di una vita.Esco dal garage, in pieno sole. Tu sei in mezzo al cortile, inginocchiato su una piantina che, da una fessura del cemento, à cresciuta rigogliosa.Jeans tagliati; indossi un paio di miei vecchi jeans tagliati a pantaloncino e un paio di scarpe che volevo buttare. I vestiti vecchi non si buttano, servono nell’orto. Sorrido. Jeans con l’aquila sul logo, scarpe da marinaio che mai hanno calcato il ponte di una barca…. Le tue bianche e magre gambe sono coperte da indumenti che molto probabilmente sono costati molto di più della Geppina, ma valgono molto meno……meglio che tu non lo sappia.Devi avermi sentito uscire, volti la testa verso di me. Con una mano stai appoggiato per terra, facendo forza per strappare la piantina con l’altra mano, ma lei resiste. Alla fine desisti, vinto. Mi avvicino, ti aiuto ad alzarti. Hai il fiato grosso, dovresti smettere di fumare, alla tua età. Sei sudato. In silenzio, prendo un fazzoletto di carta dalla tasca, inizio a passartelo piano sul volto. Ti guardo, i capelli candidi, la pelle sulla fronte, lucida, fine, sempre più fine, gli occhi, scuri, profondi. In silenzio, con dolcezza ti asciugo il sudore, tu porgendo la faccia verso di me; ci guardiamo fissi negli occhi, quanto tempo era che non ci guardavamo così? Ma ci siamo mai veramente guardati cosi? Non mi va di fermarmi, voglio continuare a guardarti. Gocce, sulle tue guance e sulle mie, ma siamo due omaccioni grandi ed orgogliosi, sarà sicuramente sudore, fa molto caldo.Ti piglio sottobraccio, vieni, siediti qui all’ombra, riposati.Continuo io adesso. Ti ho fatto la barba.Ieri, per la prima volta.Ti ho sollevato sul letto, mettendoti a sedere bene, con i cuscini dietro la schiena, stupendomi ancora nel sentirti così leggero e fragile.Ti ho messo l’asciugamano attorno al collo, fissandolo dietro la tua schiena nuda, tra te ed il cuscino. Mi sono bagnato le mani al lavandino della camera, poi ti ho inumidito la faccia, ed il collo carezzandoti lieve, mentre tu con la testa leggermente piegata stai con gli occhi chiusi.Tu preferisci insaponarti con il pennello, a lungo, e per un attimo, a casa, avevo pensato di prenderlo, ma alla avevo deciso per il no, troppo casino farlo qui, sul letto. Ma so che non è il vero motivo, è solo una giustificazione ….. sono pigro. Uso la schiuma spray, ho paura che non si sparga bene ma sento che non è cosi; la barba lunga di giorni, inumidita, la pelle liscia, di carta velina; vedo la schiuma che si attacca bene, la spargo omogenea, con la punta del mignolo tolgo un po’ di sapone che è finito sulle tue labbra, poi mi risciacquo e mi asciugo le mani. Adesso mi stai guardando,in silenzio, forse stai pensando anche tu che è la prima volta che ti taglio la barba. Prendo il rasoio, la zappetta, come lo chiami tu, mi avvicino; prima di cominciare ti sistemo il lenzuolo sulle gambe, controllo la selva di flebo che pendono, non vorrei che, spostandoti , io abbia bloccato qualcosa.In realtà sono titubante, non so da che parte cominciare, non l’ho mai fatto. Mi accorgo che nella stanza è sceso il silenzio, mi volto a guardare i parenti degli altri malati, sono tutti zitti e stanno guardando noi.Poi è tutto così naturale; ti passo un braccio sulla testa, con le dita tendo la pelle della tua faccia ed inizio a raderti. Piano, ti sposto la testa per raderti le guance, ti tendo la pelle lavorare meglio sul mento e sul collo. Tu, docile, mi assecondi nei movimenti, ora mi segui con gli occhi. Ogni tanto mi fermo per sciacquare il rasoio. Quando senti che sto per raderti sopra il labbro, tendi da solo le labbra, per farmi lavorare meglio. Quando mi fermo, vedo che sorridi. Con la testa , faccio il movimento che vuol dire: cosa c’è? E tu mi dici piano …… tira dentro la lingua. Azzardo un contropelo sul collo, tu mi segui con gli occhi, non dirmi che sei preoccupato.Ho finito, mi sembra che tutta la stanza abbia trattenuto il respiro assieme a me, e che ora rincominci a respirare.Con le mani bagnate, ti lavo la faccia, ti accarezzo piano, ti guardo da vicino, per sentire e vedere se ho lasciato dei peli, si eccoli, riprendo il rasoio e li taglio.Ti accarezzo, continuo a inumidirti la faccia a radere gli ultimo peli e ad accarezzarti sino a che non sento la pelle completamente liscia sotto le mie dita, non mi lasci con gli occhi, muto,Allora ti passo l’asciugamano sulla faccia , piano ti sistemo le sopraciglia , tu passo le dita tra i capelli, non ho un pettine con me, meglio.Ho portato un profumo, lo so che ti piace, giri la testa per farti profumare da per tutto.Con calma, metto via tutte le mie cose, mi sento bene.Mi siedo sul bordo del letto, ci guardiamo.Prendo la tua mano tra le mie. E’ fredda, tu hai sempre freddo, voglio scaldarti. Ci guardiamo.Ti ho fatto la barba.Ieri, per l’ultima volta.
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DIECI PASSI, NON GUARDARMI
di zamalek del 24/02/2008 alle 17:15
All’inizio Rapallo non mi piaceva, ed a dire il vero non è che mi faccia impazzire molto neanche adesso; troppe costruzioni, una sequenza di palazzoni anonimi che la soffocano, che non fanno vedere ne il cielo ne il mare. Ho pero imparato a girare pel la parte vecchia, a perdermi nelle stradine, ho trovato alcuni posti dove muovermi lentamente, con i tempi che piacciono a me quando decido di staccare la spina, il giornale, il caffè, una sigaretta, uno sguardo pigro alla gente che passa, due parole scambiate con gente che non incontrerò mai più. Anche stamattina sto andando verso il mio baretto, giornale sotto il braccio, maglietta, pantaloncini al ginocchio, da cui spuntano due belle gambe bianche da cittadino milanese, mocassini ultracomodi senza calze, l’aria e frizzante, non fa ancora caldo, il cuore è leggero, la testa senza pensieri, mi guardo attorno mentre cammino piano, un occhio alle persone attorno, alle vetrine, salto dei saldi ai sederi con una leggerezza d’animo globale. Giro in un carruggio, tra 50 metri sono arrivato, dietro un altro angolo c’è il tavolino all’ombra che mi piace. E aggancio i suoi occhi, e da quel momento attorno a me non esiste altro. A dieci passi da me, seduta sul gradino basso davanti alla vetrina di un negozio di non so cosa, una ragazza, capelli castano scuri tagliati a caschetto che incorniciano un viso carino , indossa una tuta da ginnastica blu con le bordature bianche, di almeno una taglia piu grande del necessario, scarpe da tennis, ha le gambe quasi distese ad occupare metà del carruggio, nella mano destra regge un biccchire della coca cola, chiede l’elemosina… strano che con lo sguardo fisso nel suo abbia visto tutto attorno lei. Anche lei ha agganciato il mio sguardo e non lo molla più. Nove passi, lei si muove piano, ritira le gambe dalla strada, le stringe abbracciandole strette al petto, in posizione fetale, vedo la sua testa che si abbassa e si incassa nel corpo, il mento e la bocca spariscono sotto il colletto alzato della tuta, ma gli occhi, gli occhi che non si staccano dai miei che non si staccano dai suoi. Occhi neri, profondi, occhi pieni di paura, occhi che mi seguono, che non mi mollano mai. Otto passi, non esiste niente altro intorno a me, mi sento sprofondare dentro la sua anima, so che sono io che le faccio paura, no, non sono io, è il mio guardarla negli occhi, vorrei distogliere io lo sguardo ma non ce la faccio, fallo tu per piacere, non guardarmi. Ha paura, un terrore folle che sento anche io, mi cura come un animale cura un predatore aspettando l’attacco, come un bambino cura un adulto aspettando la furia della violenza. Sei passi, per piacere non guardarmi, chissà che espressione ho io in questo momento, vorrei trasmetterle un attimo di amore, io non sono così, da quanto non guardi due occhi buoni, da quanto due occhi buoni non ti guardano. Quattro passi, e sotto la paura il dolore, l’angoscia, i tuoi occhi urlano, dio come sto male, la tua anima che chiede un po’ di amore, sto sprofondando con te, con me, sono dentro di te, scusami, non voglio farti soffrire, non guardarmi. Due passi, ci guardiamo ancora, quando è stata l’ultima volta che sei stata felice, sei mai stata felice, non guardarmi, non avere paura, non farmi sentire così, lasciami libero. Un passo, scusami, scusami per il mondo intero, scusami per tutto quello che ti passa davanti senza vederti, per tutto quello che ti vede e ti fa solo male, per la tua vita rubata, scusami, ti prego, non guardarmi più. Seduto al tavolino, il rito di sempre, il caffè che non sa di nulla, il giornale bianco in tutte le pagine, la sigaretta amara, si allenta la morsa che mi stringeva il cuore e le viscere. Nulla attorno a me, nulla dentro di me, solo i suoi occhi, il pensiero di lei dietro l’angolo a 30 metri da me.
Non resisto, mi alzo, giro l’angolo, eccola, è ancora li, col bicchiere in mano, fissa immobile un punto per terra davanti a lei, fissa la sua vita. Non guarda dalla parte mia, con passo veloce, senza respirare per non far rumore dentro il suo animo, mi avvicino, veloce infilo una banconota nel bicchiere vuoto, come la sua vita, evito di guardarla, scappo. Scusami, scusami ancora.
20/08/2007
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LA PUNIZIONE
di zamalek del 24/02/2008 alle 17:12
Solo a casa, per una settimana; giornali e libri in giro, della biancheria meglio non parlarne, come della cucina. Vita da hippy, ma ogni tanto va bene cosi. Stasera però ho un impegno, ho tentato di evitarlo per un pò, ma stasera mi tocca. Chissà perché quando gli amici, le coppie sposate di amici soprattutto, sanno che sei solo si fanno un dovere di invitarti, pensando magari che stai morendo di fame o di noia…. Ma no, con Donatella e Riccardo non è così, ci conosciamo da sempre, stessa compagnia da ragazzi, mai persi di vista, siamo amici, amici veri. Lo so bene il perché non ho voglia di andare da loro stasera, mi sono già girato tutto il film della serata in testa….ok dai, dico sempre di non avere aspettative, e poi proprio io…prepariamoci e andiamo. Riccardo, uomo di successo, si capiva già da giovane, nella compagnia era uno dei migliori, insieme a me, ovviamente. Serio ma non serioso, pronto allo scherzo ed alle zingarate, capace di mattane incredibili ma impegnato in tutto quello che faceva, con obbiettivi precisi, che puntualmente ha raggiunto. Come quello di sposare Donatella; so che è da sempre innamorato di lei, mi piaceva guardarlo quando lei arrivava in compagnia, cambiava impercettibilmente, più rilassato, più sciolto, felice. E devo dire che ne aveva motivo, Donatella era uno splendore di ragazza, ed è ora uno splendore di donna, anche i due figli non le hanno cambiato il fisico, ma al di la del fisico, è una donna intelligente, affascinante, sicura di se e ovviamente anche lei donna in carriera. Si sono avvicinati poco a poco, ci hanno impiegato anni, ma era logico che finisse così. Per carattere, per educazione, perché sapevano che sarebbe stata la storia della loro vita, si sono annusati a lungo, conosciuti, innamorati con quella lentezza che fa da preludio ad un amore eterno, dicono….Mi viene ad aprire Riccardo, un sorriso, ma ha un’aria abbattuta.E’ già pronto, meglio così, sono arrivato apposta in ritardo per evitare almeno i discorsi precena.La cucina di Donatella è sempre ottima, chiaramente meridionale, ma non pesante, come invece è il clima a tavola. Discorsi vuoti, mezze frasi lasciate in sospeso, Riccardo con lo sguardo basso, fisso sul piatto, Donatella con una mezza aria di sfida, tende a muoversi a scatti, un che di sgarbato quando porge il mangiare al marito; ed entrambi evitano di guardarmi. La peggior cena della mia vita, e prevedo un dopocena da incubo….Vieni, mi dice Riccardo, mentre Donatella inizia a sparecchiare e, presumibilmente sparirà in cucina per un po’…. Come da copione.Il rito dei sigari, seduti in terrazza, in silenzio sino a che il rum è versato ed i sigari accesi al modo giusto…attimi di silenzio, aspetto…Sai tutto vero? domanda pleonastica, Riccardo lo sa, ma me la fa lo stesso, da qualche parte doveva pur cominciare… sa benissimo che non gli risponderei mai, che su certe cose sono una tomba. Tu come lo hai saputo? Gli rispondo. Mi capita spesso di rispondere ad una domanda con una altra domanda….Siamo seduti su due poltrone affiancate, con il tavolino in mezzo… non ci guardiamo in faccia…parliamo alle stelle.Segnali, sensazioni, nessuno mi ha detto nulla, sguardi di colleghi ...un sospiro, un sorso di rum….. aspetto il seguito.Il mangiare la sera…. Se ne sono accorti i figli…. Una sera le hanno detto… ma mamma, ci hai messo a dieta tutti? È un mese che per cena c’è solo crudo e Philadelphia….. la stavo guardando…. È arrossita ed ha distolto lo sguardo…Veramente, non ci avevo mai fatto caso… ci ho impiegato un attimo a capire, ad associare…. E mi sono sentito morire dentro… quel suo sguardo era una confessione. Allora mi sono venuti in mente altri particolari, altre sensazioni che avevo avuto ma alle quali non avevo mai dato retta… quando sei sposato e felice, dai tutto per scontato.. D’altronde lo sai, non ho mai creduto a queste cose, eri e sei tu l’esperto di sensazioni della compagnia. Rumore di bicchieri, bevo anche io.Il modo di vestire poi, non che prima vestisse trasandata no, mai, lo sai, intendo la biancheria intima, prima normalmente indossava il body, poi d’improvviso si è messa ad indossare solo mutandine e reggiseno, pensa… credevo fossero per me…e il cellulare… lo lasciava acceso in qualsiasi angolo della casa, ore per trovarlo..e, all’improvviso, muto e sempre in tasca…ogni tanto uno sguardo rapido, ogni tanto spariva in bagno….E poi quel cazzo di computer… diceva di dover controllare la posta dell’ufficio, poi di stava ore, e se passavo vicino, cambiava schermata…Nove mesi mio caro, nove mesi di inferno, tutti e due sapevamo che l’altro sapeva, ma nessuno parlava, solo l’astio che aumentava, due nemici muti in casa…. E la paura , la mia paura immensa di perderla, la paura di arrivare una sera a casa e di non trovarla più, e quando invece la vedevo preparare quel cazzo di crudo e Philadelphia c’era insieme la gioia di vederla ancora qui e la rabbia di sapere che era stata con l’altro….E’ una vita che ci provo…. ma non sono mai riuscito a fare i cerchi con il fumo, né delle sigarette ne con i sigari… sento Riccardo che ci versa del rum… ribevo,la vedo male per la bottiglia stasera…Poi da un mese è finita…. deve essere finita…. è tornata alle normali abitudini, ma è peggio di prima, non ci parliamo più, lei è piena di rabbia, con me, capisci? Con me…..io l’ho perdonata… e lei ce l’ha con me…..capisci?Riccardo, io magari capisco, ma sei tu che devi capire… che non vedi… ma come faccio a dirtelo? E poi, è giusto che te lo dica io? Maledetta empatia, io ho già i cazzi miei….ma e sempre stato così, fin dai tempi della compagnia, mi pigliavano in un angolo e giù a raccontarmi la loro vita….Come Donatella, Donatella la femmina alfa, Donatella la più intelligente, la più bella, la più brava, la più tutto…. anche la piu stronza per certi aspetti, con un ego che non basta l’universo a contenerlo, Donatella che mi telefona in ufficio la settimana scorsa e mi dice ciao, pranziamo insieme oggi? Al Salotto, in Galleria…Guarda Donatella che è da una vita che il salotto non c’è più.Dai, ci troviamo li e poi decidiamo….. ha cambiato tono di voce…. vieni per piacere, ho bisogno di parlarti….si, ha decisamente cambiato tono di voce.Seduti ad un tavolino alle Tre Gazzelle, la gente che cammina lungo il corso, io che mangio con fame il risotto, lei che ciancica il suo con la forchetta…Ho avuto una storia con uno…non riesce ad alzare gli occhi dal piatto… è finita, l’ho piantato.Non parla più…. Ok hai fatto la sintesi, brevi cenni sull’universo, e ora? Che vuoi da me?Aspetto ancora un attimo per vedere se continua, poi le dico – Tu non sei tipo da una storia Donatella.Finalmente mi guarda in faccia – E’ uno stronzo, dice, un grandissimo puttaniere, mi ha usata e poi buttata via….Chi ha piantato chi, Donatella?L’ho conosciuto in una chat, pensa, io che ci casco come, come, come una qualunque…. Ecco la Donatella che conosco, quella che ha di sè l’immagine di non una donna qualunque.E’ un uomo intelligente, affascinante, mi ha corteggiata, mi ha fatto sentire importante, desiderata, ci sentivamo tutti i giorni, poi al telefono, e con la cam… dio se penso alle cose che mi ha fatto fare… Lui non ti ha fatto fare nulla Donatella…. Eri tu che volevi farle, eri tu che accendevi la cam, eri tu che potevi spegnerla.Adesso se la prende con il risotto, lo mangia con furia..Lui gira sempre per lavoro, abbiamo iniziato a vederci, al motel, ogni volta, una furia, non mi riconoscevo piu, mi sembrava di essere ritornata una ragazzina.Già. Una ragazza, per una donna che ha superato i 40 anni, che ha due figli grandi, deve essere una sensazione piacevole, una rivincita, una conferma, un sentirsi ancora desiderata, il sentire di piacere ancora, l’emozione di suscitare emozioni, il ti amo perché mi ami.Il grande amore della tua vita… le dico.Mi guarda fissa, per capire se la sto minchionando o sono serio. Sono solo cinico, sto cercando di difendermi dalle sensazioni che mi sta inviando.E poi ho scoperto che ne aveva mille di donne in chat, capisci? Mille, e se scopa tutte…. Glielo ho detto, mi ha giurato che ero io l’amore della sua vita, che le avrebbe lasciate tutte e io gli ho creduto come una cretina….che correvo da lui a farmi scopare, sono una troia, una stupida troia come le altre, dio come mi faccio schifo.Ma adesso è finita, l’ho affrontato in chat, gli ho detto tutto e questo stronzo si è messo ad offendermi davanti a tutti. L’ho sputtanato.Pubblicità Donatella, gli hai fatto solo pubblicità…. Ci sarà sempre una quarantenne insicura che sarà sicura di redimerlo e di portarlo sulla retta via del’amore eterno…Avresti lasciato la famiglia per lui Donatella?, le dico.Ci pensa un attimo…. Poi fa cenno di no con la testa. Non ci ho mai pensato, ero troppo presa da lui per pensare ad altro, la famiglia è stata solo un fastidio per tutto questo periodo, un qualcosa che soffocava, che mi impediva di essere libera, una catena. Ma meglio cosi dai, figurati se lascio la famiglia per uno così.Anche se non voglio, non riesco a non scuotere la testa… cosi interrompo il flusso dei sui pensieri. Perche fai cosi? Mi chiede.Prima vivevi un sogno Donatella, le dico, una passione,un innamoramento, non pensavi ad altro, qualsiasi cosa tu facessi, avevi dentro di te un pensiero strisciante e dominante…lui. Dubito però che, messa davanti alla domanda secca, che per altro lui non ti avrebbe mai fatto in modo serio… vuoi lasciare la famiglia per me? tu avresti accettato.Adesso il problema e un altro, adesso sei costretta a fare i conti con te stessa e devi scegliere… Puoi accettare l’idea che sei …come dici tu? Una donna qualunque, ma non con la accezione negativa che dai tu a questa parola, ma positiva, nel senso che sei una donna con le passioni e le pulsioni come tutte l persone di questo mondo, e che come tutte le persone di sto modo non puoi controllare le pulsioni, le puoi posticipare, le puoi indirizzare, canalizzare, ma controllare mai…trovano sempre il modo di uscire se tenti di bloccarle. E devi accettare il fatto che in un determinato momento della tua vita hai sentito il bisogno di avere una storia, di passione, di sesso, da porca, chiamala e chiamati come vuoi tu, ma è una storia, un libro che finisce, e una volta finito lo chiudi e lo metti via…Lui ti ha usata, tu lo hai usato… morta li.Oppure puoi incaponirti a credere che sia l’amore della tua vita, anche se sai che non è vero. Perche se è l’amore della tua vita, allora hai fatto l’amore, mentre se non è l’amore della tua vita, allora ti sei fatta scopare perche sei troia. Ma se ti incaponisci su sta idea…. Allora c’è pure il rischio che per dimostrare al mondo intero, ma soprattutto a te stessa, che è l’amore della tua vita, che non sei una donnaccia, allora dico, puoi pure arrivare alla conclusione di lasciare la famiglia per quello stronzo….. che ti lascerà fare, per soddisfare il suo peterpanismo galoppante, ma poi ti butterà via e passerà alla prossima….coazione a ripetere mia cara… non lo fermi più uno cosi.C’è una terza possibilità Donatella, dalle stelle alle stalle…. tu hai sempre avuto un grado di autostima che rasenta l’edonismo… e su questa autostima hai trovato il tuo equilibrio interno e ti sei costruita una vita.Allo stato attuale hai una idea di te che dire che è ad altezza di tombino è dire poco…ti consideri come la merdaccia delle merdacce. Ecco, c’è pure la possibilità che ti rimanga cosi, che ti butti via, che tu ti senta veramente una puttana e che ti comporti di conseguenza....E adesso?.... mi chiede Donatella dopo un attimo.Adesso io mi piglio una crostata e il caffè, non so tu….Scemo, intendevo cosa faccio io adesso… Dona, tu presumo mi abbia voluto parlare per sfogarti con qualcuno, io ti ho ascoltato e ti ho detto la mia opinione, ma lo sai bene che io non giudico mai e soprattutto non dico mai cose tipo… io al posto tuo avrei fatto….Lo sai tu quello che va fatto o per lo meno lo saprai fra un po’… ecco una cosa te la posso dire però….sta ferma… adesso devi stare ferma per un po’…. Non prendere decisioni irreversibili di nessun tipo, aspetta di aver elaborato il lutto per questa separazione, aspetta di sentire dentro di te che hai raggiunto un nuovo punto di equilibrio psicologico, perché è chiaro che adesso sei un’altra persona, poi decidi cosa vuoi fare da grande.La vedo ridacchiare…. Gli sto rendendo la vita impossibile…. Entro nelle chat dove so che va lui, solo per farlo incazzare, faccio la cretina, lo stuzzico, lo sai che quando voglio sono la regina delle stronze.Ecco, le dico, proprio il genere di cose che alla fine ti fanno sentire peggio.Pago il conto, e, prima di salutarci le chiedo: Riccardo?La vedo fare spallucce…. Sa, so che sa, e lui sa che io so che lui sa…. Mi sembra una farsa di Totò…. È uno stronzo anche lui, per salvarsi la faccia con gli altri fa finta di nulla, non ha spina dorsale, non dice nulla.Cosi la vedi tu, penso…. magari semplicemente ti ama ancora, o magari hai ragione tu…. però una campana si sente solo per i morti, per le cose dei vivi occorre sempre sentirne due…. Almeno.Un abbraccio, ci sentiamo dai, mi dice, così ti dico come va a finire…. Ma so che non la sentirò mai più su sto argomento, conoscendola, doveva essere emotivamente proprio alla canna del gas per lasciarsi andare così….. mai sentita tanta rabbia distruttiva dentro una persona.E invece sto invito a cena, da non poter rifiutare, anche per sentire l’altra campana….Riccardo mi sta dicendo qualcosa….. scusa, ero sopra pensiero, mi dicevi?Ti ho chiesto perche secondo te lei e incazzata con me, io in fondo l‘ho perdonata, lei lo sa che io l amo ancora…Come faccio a dirgli che a lei non frega un cazzo del suo perdono?Ti ricordi una dalle prime volte che siamo stati a casa di Donatella? Gli chiedo.. Mi guarda stranito…Eravamo ragazzi, io mi ero messo a girare per casa sua, in sala avevano un pianoforte verticale, ho iniziato a suonare la scala musicale… do re mi fa sol la si…. do re mi fa sol la si…. do re mi fa sol la si, mi fermavo e poi ricominciavo…. do re mi fa sol la si… do re mi fa sol la si. Ad un certo punto è entrato il padre di Donatella, mi ha guardato senza dire nulla… poi ha messo le mani sulla tastiera…. do re mi fa sol la si do. Ha sorriso, ma un sorriso burbero e mi ha detto….. mai lasciare cose in sospeso…. Ed e uscito.E allora?, mi dice Riccardo.E ti ricordi la prima volta che Donatella ha deciso di non rientrare all’ora che gli aveva detto suo padre? Certo che te lo ricordi, deve essere la prima volta che te l’ha data, dico ridendo….E che ne sai tu? E poi mica siamo al come eravamo, cosa c’entrano queste cose.E’ vero Riccardo , non siamo al come eravamo, siamo al come siamo, meglio siamo al come siete.Dovresti ricordarti cosa disse quella sera Donatella, disse: domani mio padre mi punirà, ma va bene cosi, ho deciso che va bene cosi.Vero, dice Riccardo, è stata in punizione per due settimane, ero disperato, credevo di aver fatto io qualcosa di sbagliato, e invece era solo in punizione. Lei poi era tranquillissima; quando me lo ha detto poi pensavo che il padre ce l’avesse con me e invece era come se non fosse capitato nulla, sia nei confronti miei che di Donatella; ma non credo che sapesse cosa avevamo fatto quella sera.Mi vede sorridere…. Si si dai ok… e stata la prima volta che abbiamo fatto l’amore, ma tu come lo sai?Faccio spallucce…. Devi avermeli detto tu…. Oppure lei… oppure lo avevate scritto in faccia tutti e due, non mi ricordo, roba del secolo scorso.Ma non capisco dove vuoi arrivare con sti ragionamenti, mi dice.Io non voglio arrivare da nessuna parte Riccardo, perchè non devo andare da nessuna parte io, solo prova a pensare per un attimo a cosa si aspetta lei da te, e non solo a quello che gli vuoi dare tu ed a quello che vuoi tu.Lei si aspetta il mio perdono, ma lo sa già che l’ho perdonata.Ma manco per le balle Riccardo, lei non lo vuole in tuo perdono. Donatella ha un concetto di se altissimo, crede di sapere, come tutti noi del resto, cosa sia giusto e sbagliato, cosa sia bene e cosa sia male. Ma lei è lei, lei è anche quello che le hanno insegnato i suoi. Lei non fa per sbaglio qualcosa che crede sia sbagliato, lo fa sapendo di farlo e poi non si aspetta di certo il perdono.Mi fermo di colpo… mi sono accorto che mi sto scaldando.Silenzio, anche dalla casa non arrivano rumori, chissà cosa fa Donatella, ma non me la vedo ad origliare… però , dai …. Ci sta pure che origli.Come diceva un mio amico, c’è un silenzio tale che posso sentire il rum scendere per la gola.E quindi? Dice dopo un po’ RiccardoQuindi lei si aspetta un castigo, anzi, di più, lei esige di essere punita per quello che ha fatto. Mai lasciare le cose in sospeso, devi chiudere il cerchio Riccardo. Per permetterle sia di rispettare ancora se stessa sia di rispettare te.Ho paura di perderla, ho ancora paura di perderla…. Il tono di voce è angosciante. Io la amo. Secondo te, lei mi ama ancora?Dio come odio queste domande.Non lo so Riccardo, non lo so, ma non è questo il problema adesso, magari ti ama ancora ma questo sentimento adesso è coperto da mille altre emozioni aggrovigliate. Adesso ti odia perche si odia, ti considera un debole perche lei è stata debole. L’amore è l’ultimo dei vostri problemi. Non pensare a quello che fa meno male a te, pensa a quello di cui ha bisogno lei, e gli puoi dare solo tu. La gente non sceglie mai tra quello che è giusto e quello che è sbagliato Riccardo, ma tra quello che è giusto e quello che e’ piu facile, meno doloroso.Parlatene, litigate, urlate tutta la vostra rabbia, ma non rimanete così, così è la morte.E poi?E poi non lo so Riccardo, ti giuro non lo so. Poi può essere tutto, potete rimanere assieme o lasciarvi, ma cosi non vivete piu, ed e sicuro che cosi la perdi, per sempre.Due ore, sono passate due ore, il sigaro è finito, il rum è finito, le parole sono finite. Saluto Riccardo e Donatella che si scusa per non averci fatto compagnia, formale, molto formale, ma l’abbraccio che mi da dura un attimo più del solito.Fuori dalla portami mi fermo ad accendermi una sigaretta, sono svuotato, un po’ ubriaco, e non ho sonno.E’ la volta buona che metto apposto casa, dai.Attraverso il giardino e, prima di uscire in strada, guardo in su, dietro la vetrata del terrazzo vedo le ombre di Riccardo e Donatella che gesticolano.Mi incammino piano, molto piano, troppo piano.Forse, prima di girare l’angolo, spero di sentire delle urla, ed il rumore di uno schiaffo.Due….Due è meglio.
09/08/2007
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COERENZA PER PIACERE
di zamalek del 24/02/2008 alle 17:05
Periodicamente leggo sui giornali articoli che raccontano della fame nel mondo, milioni di persone che soffrono, bambini che muoiono, carestie, foto e immagini che ti straziano. Sfoglio lo stesso giornale e, due pagine dopo, ecco un articolo che parla del Pil cinese e indiano che viaggiano al 10 % all’anno, rovinando l’economia dell’Italia, informazioni che ti fanno preoccupare ed arrabbiare.Ma a nessuno viene in mente di fare un collegamento fra queste due notizie?Le gente nel mondo muore di fame perché non ha da mangiare, perché non lo produce e perché non ha i soldi per comprarlo, come non produce e non ha soldi per comprare le medicine. Allora, ci sono solo due possibilità: o chi ha soldi, cibo e medicine, cioè i paesi “bianchi”, mette in atto un gigantesco e continuo ponte umanitario e per i prossimo mille anni regala letteralmente ai poveri del mondo tutto quello che serve loro, oppure questi paesi poveri, anche aiutati dai paesi ricchi, iniziano a produrre quello di cui hanno bisogno, uscendo a poco a poco dalla situazione in cui sono. Chi ha altre soluzioni, per piacere, lo dica.Bene, mi pare che la prima possibilità sia assolutamente non presa in considerazione, non mi pare che qualche paese ricco abbia mai detto, che so….. adotto tutto il Burundi e ci penso io per sempre.Resta la seconda possibilità, e mi pare che almeno due paesi l’abbiano presa seriamente questa possibilità, due paesi che assieme fanno circa tre miliardi di persone….. l’India e la Cina.Hanno iniziato il percorso che i paesi industrializzati in cui viviamo noi hanno già fatto partendo duecento anni fa, con tutte le tensioni sociali e le disparità che noi abbiamo già affrontato e superato. Dovremmo essere felicissimi di questa evoluzione, perché finalmente una consistente parte dell’umanità avrà di che sfamarsi.E allora perché ce la prendiamo con la Cina e l’India?.Forse perché per guadagnarsi quei soldi che servono loro per mangiare e vivere un poco meglio stanno facendo vivere peggio noi? Perché comprano le materie prime che prima pensavamo di poter comperare solo noi ai prezzi che volevamo? Sarebbe meglio allora che rimanessero come sono, o no? La Terra non è un sistema infinito, ma è un sistema assolutamente chiuso e finito, e le materie prime, tutte incluse, compreso il cibo, sono limitate, e se nei nostri sogni pensiamo che sei miliardi e mezzo di persone possano vivere come viviamo noi ( il che è sicuramente una visione del mondo che tiene conto del principio di solidarietà che ci è proprio), la realtà è assolutamente diversa. Per vivere come noi, il resto dell’umanità dovrebbe produrre e consumare come produciamo e consumiamo noi, il che è assolutamente impossibile, ma non solo con il modello di sviluppo capitalistico che va per la maggiore adesso, è impossibile con qualunque modello socio politico di sviluppo, semplicemente perché non ci sono risorse per tutti.Provate a pensare cosa capiterà non dico tra 50 anni, ma tra solo 10 , 20 anni, se la Cina e l’india continuano a crescere con lo stesso tasso di sviluppo che hanno ora, a come sarà cambiata la vostra, la nostra vita. E non vedo cosa possa ridurre il loro sviluppo, anzi prevedo che altri paesi, anche se più piccoli inizieranno a crescere anche loro agli stessi tassi.Quindi, per piacere, un poco di coerenza: se vi sta a cuore il benessere di tutta la umanità, non arrabbiatevi per la Cina che cresce; se vi arrabbiate per la Cina che cresce, non piangete per la fame nel mondo. Tutte e due le cose non si possono avere.
19/02/2006
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DEMOCRAZIA, LEGALITA' E SOLIDARIETA'
di zamalek del 24/02/2008 alle 17:02
Tempo fa i giornali erano pieni di discussioni sulla legalità e sulla solidarietà, in conseguenza dei fatto che stavano capitando a Bologna, in relazione a quello che stava facendo il sindaco Cofferati. Politici e giornali di destra che lo esaltavano, mentre esponenti di sinistra lo attaccavano. Al di là dell’episodio in se, che ognuno può interpretare e giudicare come meglio crede, la cosa che però mi ha interessato e intrigato di più sono stati i ragionamenti, che tutti tiravano dalla propria parte ovviamente, riguardo alla contrapposizione o meno tra legalità e solidarietà, quasi che questi due concetti fossero contrapposti ed in antitesi tra loro, non potendo alla fine convivere. Personalmente sono giunto ad una conclusione, che mi soddisfa sia sul piano intellettuale che soprattutto etico, e riguardo la quale mi piacerebbe conoscere la opinione di altre persone. Innanzi tutto, anche se la cosa mi scoccia molto, devo usare e tentare di definire la parola democrazia, vocabolo oltremodo abusato, che oramai ti trovi in tutte le salse. Per quello che mi riguarda, e nel contesto di questo ragionamento, per la democrazia è semplicemente la possibilità di discutere liberamente e senza costrizione alcuna le leggi che devono governare un popolo, fino al momento in cui il parlamento vota e definisce a maggioranza la legge che deve essere applicata. Molto semplice e lineare. La democrazia esiste fino al momento in cui viene definita la regola (legge) che la maggioranza liberamente eletta in un paese vota. Nello stesso momento però in cui la legge diventa applicabile, nel caso nostro dopo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, la democrazia finisce ed inizia la dittatura della legge approvata. Nel senso che, dopo il momento democratico della discussione e della votazione, inizia il momento della legalità, del rispetto pieno e totale della legge approvata, legge uguale per tutti e che da tutti deve essere rispettata, senza se e senza ma, come amano dire oggi i politici. Può tuttavia capitare che la applicazione di una legge provochi in minoranze o in situazioni particolari momenti di disagio, non previsti dalla legge, che di per se tende ad essere generale, e in questo caso, e solo per queste situazioni di disagio, è giusto, corretto, umano, solidale eccetera che entri in funzione il meccanismo della solidarietà, ma sempre e solo DOPO la applicazione della legge. Una sequenza come quella indicata sopra (democrazia, legalità, solidarietà), se rispettata da tutti sono sicuro che porti ad una convivenza civile e tranquilla, mentre mi pare che oggi, ed il caso di Bologna è solo un eclatante episodio, non è cosi. Innanzi tutto la democrazia. Non è democrazia criticare e discutere in continuazione leggi approvate, se tale critica e discussione ha come finalità non il portare il parlamento a modificare la legge ma bensì il darsi una giustificazione per non rispettare la legge stessa. Sento dire spesso: questa è una legge fascista o comunista; non sono d’accordo, una legge è una legge e basta. Di destra o di sinistra è stata la maggioranza parlamentare che ha approvato la legge, ma dal momento in cui la legge è stata approvata, la legge stessa deve essere intesa come regola di convivenza condivisa tra tutti i cittadini, sino al momento in cui una altra maggioranza provvederà a modificare la legge. Se passa il principio che una legge è di destra ( o di sinistra) e quindi non mi va bene e quindi non la applico, allora si ritorna alla legge del piu forte, del piu furbo, del piu ricco, del detentore del potere in genere. Quindi sono fermamente convinto che l’atteggiamento più democratico possibile sia quello di far finire la democrazia nel momento in cui una legge è approvata. Dopo, la cosa più democratica che si deve fare è difendere la dittatura della legge approvata, che deve essere applicata da tutti, solo così si ha la certezza del diritto e della difesa di tutti in modo uguale. In fondo la legalità è solo questo: la applicazione delle leggi esistenti, allo stesso modo e per tutti i cittadini, tutti, inclusi i satrapi che oramai siedono in parlamento ( e nella categoria di satrapi includo tutti i parlamentari, nessuno escluso). La legalità deve avere priorità su tutto il resto, perché solo in questo modo io mi sento un cittadino di uno stato, sento che lo stato esiste, che fa cose per me e sono portato a fare cose per lui. E adesso parliamo di solidarietà: bella parola,che evoca amore fratellanza eccetera, ma probabilmente usata oggi molto a sproposito, come la parola democrazia. La solidarietà è vera solidarietà se viene applicata solo DOPO la legalità: se viene applicata prima o durante, allora diventa un mare di altre cose, che vanno dal favoritismo, alla prevaricazione fino alla associazione a delinquere. Un esempio per spiegarmi meglio. Case popolari vengono assegnate a famiglie povere, che hanno i requisiti stabiliti dalla legge, e queste famiglie prendono possesso delle case assegnate: questa è legalità. Ci sono un certo numero di famiglie anche esse bisognose che non hanno avuta la casa in assegnazione, e per queste si attivano associazioni pubbliche o provate, per trovare loro una sistemazione: questa è solidarietà. Ci sono gruppi di persone, che, fregandosene del fatto che le case sono state assegnate a famiglie che avevano i requisiti, occupano con la prepotenza le case e le danno a chi vogliono loro: questa non è solidarietà, e prepotenza, è illegalità. Come è prepotenza ed illegalità il pagare i lavoratori in nero meno di quello che è contrattualmente definito, dicendo che si fa della beneficenza perché lo si fa lavorare, come non è solidarietà il fare un favore ad un amico nel far andare veloce una pratica a discapito delle altre……potrei continuare per ore………e pure ognuno di voi. Ho la sensazione che oggi in Italia, nel termine solidarietà ci sia compreso di tutto, dalle cose buone come il volontariato, le onlus, alcune associazioni laiche e religiose, alle cose un po sul filo del border line, come alle cose un po meno buone, come alcune associazioni laiche e religiose, alle cose decisamente pessime come le organizzazioni mafiose (qualcuno può negare che , nel suo regno, la mafia non è un fulgido esempio di solidarietà?). Per concludere, ben vengano la legalità e la solidarietà, ma per piacere, diamo ed esigiamo che sempre ed in ogni caso la legalità abbia la priorità di applicazione, perché e la sola cosa che ci permette di essere veri cittadini liberi di uno stato libero.
15/02/2006
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